Alex
Mengozzi, ambientalista di Forlì, scrive ad Annette Merkus confrontando
le immagini e la cultura delle strade olandesi con i problemi di
una strada dell'Appennino romagnolo.
Le
deformazioni del concetto di sostenibilità.
La
Strada Statale 67 è una meta su scala regionale per i motociclisti
amatoriali, che già da diversi anni la frequentano assiduamente,
dandosi ritrovo
al
Passo del Muraglione, e spesso gareggiano (a cronometro con la tecnica
dello "scontrino") quasi interpretandola come un circuito sportivo.
In
realtà, su questa strada, la moderazione del traffico, una riprogettazione
sensibile all'ambiente, il rispetto della mobilità non meccanizzata,
potrebbero recuperare la strada agli abitanti, e al traffico fluidità
e sicurezza.
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Gentilissima Annette Merkus
ho letto il suo articolo su Webstrade e visto
che un paio di anni fa con moglie e figlie (2) sono stato nel suo paese
(da Amsterdam a Assen passando per Edam, Hoorn, Enkuizen, Hindeloppen,
Sneek, Schiermonnikoeg, Groningen - tutta in bici con la tenda - 300Km)
mi è venuta molta nostalgia vedendo le immagini esposte. Sarà
scontato ma non viene ricordato spesso l'ottimo lavoro che si è
fatto in Olanda e il disastro che si è compiuto qui in Italia.
Non le ho scritto solo per fare i miei elogi al suo paese ma anche
per
esporle una proposta che ho inoltrato ad alcuni attori della società
locale dell' alto appennino romagnolo dove mi sono trovato quest' estate
a passare le ferie. In questi casi è impossibile differenziare le
funzioni dal momento che ci troviamo di fronte una struttura urbanistica
premoderna. Non credo che sosterrà la posizione dei nostri amministratori
locali di potenziare le infrastrutture per attraversare più velocemente
il crinale appeninico approvando la costruzione di una superstrada che
necessita in tali contesti montani di gallerie, viadotti, svincoli sopraelevati
(secondo me una galleria degli orrori), ecc... Nonostante si sia riusciti
a fermarla a Rocca S.Casciano i nostri politici (il centro-sinistra al
potere ma anche il centro-destra) sicuramente anche favoriti dal consenso
della maggioranza della popolazione locale, ripropongono ad ogni campagna
ed occasione propagandistica i soliti vecchi temi dello sviluppo materiale,
quindi l'asse Ravenna - Forlì - Firenze - Livorno.
Note di lettura per l' allegato
"VianDante" è il nome di una campagna di promozione turistica
finanziata dal programma Leader II della UE.
Se volesse dare un' occhiata più in dettaglio alle zone in questione
posso fornirle le carte, 1:5000.
Cordiali saluti e grazie per l'attenzione.
Alessandro Mengozzi
via C. Porzi, 4 - 47100 Forlì
amengozzi@technet.it
sono studente in Scienze Politiche ad indirizzo sociologico dell' Un.di
Bologna sede distaccata di Forlì e collaboro da 3 anni con il
WWF sezione di Forlì, v.Sara Levi Nathan, 7, 47100 Forlì,
wwfforli@libero.it
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Considerazioni sul traffico stradale
di transito sulla ss67 attraverso gli abitati di Portico, Bocconi e S.
Benedetto
Le componenti principali del paesaggio della periferia
urbana odierna (autostrade a quattro corsie, centri commerciali, grandi
complessi immobiliari) condannano piuttosto l’ individuo alla solitudine
e all’ anonimato proprio nella misura in cui questo “paesaggio” si squalifica,
perduto tra un passato senza traccia e un futuro senza forma.
Marc Augè “Disneyland ed altri nonluoghi”
Un punto di vista da “VianDante”.
Nelle calde giornate a cavallo di ferragosto mi trovavo con la mia famiglia
a S. Benedetto come ospite per un breve periodo di riposo e dalla
piacevole conversazione con alcuni amici in un locale del posto sono emerse
alcune osservazioni sulla questione “motociclisti”, che mi hanno spinto
ad analizzare le caratteristiche spaziali di queste località.
I paesi si caratterizzano, come è noto, (Portico solo parzialmente)
da una struttura urbanistica imperniata sulla strada statale 67, che attraversandoli
ne costituisce l’asse principale della mobilità e della vita sociale.
E’ abituale vedere persone sedute davanti alle loro case che conversano
oppure oziano osservando il passaggio, soprattutto motorizzato, della statale.
Quasi tutti i “bar” e le botteghe e la maggior parte delle attività
artigianali e turistiche si trovano sulla statale.
I giardini pubblici, la scuola elementare di Portico e l’area ricreativa
di Bocconi hanno accesso dalla Statale.
Molte persone provano un senso di insofferenza causato dal rumore e
dalla velocità dei mezzi; è stata infatti recentemente deliberata
dal Consiglio Comunale di Portico – S. Benedetto una richiesta alla
Prefettura di interventi finalizzati al controllo del traffico motociclistico.
Vi è altresì un certo impatto da inquinamento da gas di scarico
e acustico sugli abitanti che sostano o abitano a ridosso della strada.
Tutti i paesi hanno mantenuto ben conservate le strade in pietra del
tessuto storico; esse costituiscono un insieme di luoghi ancora
legati tra loro, si tratta di luoghi belli, dove è possibile provare
piacere solo per il fatto di esserci, dove si possono scorgere i segni
del passato e dove la convivialità e la conversazione, le relazioni
umane vengono favorite. Questo tessuto, che in altri contesti come la pianura
è stato quasi sempre lacerato dalle forme espressive quantitative
dello sviluppo insostenibile , qui è rimasto intatto, nonostante
una grossa perdita di residenti stabili e la ridotta intensità delle
relazioni sociali nel periodo invernale.
E’ la strada, o meglio, è il transito stradale, che sviluppandosi
con mezzi sempre più potenti, incurante dei suoi effetti, e mosso
esclusivamente dal mito della velocità, ha l’ impatto maggiore sull’
ambiente e sulla vita di questi paesi.
Bocconi
Punti di forza per un cambiamento migliorativo.
- Il fatto che la strada non sia rettilinea ma a “doppia S”; da un
lato stimola qualche motociclista alla destrezza sportiva, dall’altro potrebbe
rivelarsi anche un sistema naturale per indurre i conducenti a ridurre
la velocità.
- Lato sinistro del paese verso il fiume. Le vie interne ancora in
pietra e i luoghi che collegano sono di straordinaria bellezza (vie, borgo,
botteghe, torre, ponte, cascata, sentieri e mulattiere, fiume, mulino,
Bastia, boschi e castagneti), ad essi si possono aggiungere il tranquillo
parcheggio e il giardino con tavoli, panchine e i soliti giochi per bambini,
dove si possono trovare begli esemplari di alberi. E’ il lato dell’intimità
famigliare, del riposo, del contatto con la natura.
- Lato destro verso la montagna. Qui si sviluppa il grosso della vita
sociale. Pensiamo quindi al lavoro, alle attività sociali
e religiose, agli scambi, ecc… A lato della statale troviamo il parcheggio
dello spazio ricreativo, lo spazio stesso che è utilizzato per feste
paesane, la chiesa e le salette parrocchiali, il bar-ristorante. Inoltre
vi sono altri giardini e l'ex-scuola.
Punti deboli.
Sebbene le relazioni si differenzino in queste due aree in maniera
equilibrata, quasi a riprodurre il modello drammaturgico (ribalta e retroscena),
la strada, che fungeva da confine e contemporaneamente da ponte tra i due
ambiti, ha perso con la modernizzazione i suoi connotati originari ed è
diventata minaccia fisica, emotiva e simbolica. Era attraversamento orizzontale
per le relazioni che avvenivano allo stesso tempo in quel luogo, mentre
era attraversamento verticale per altre relazioni in tempi diversi e in
luoghi distanti. Da questo intreccio nascevano nuove relazioni ed input
per lenti processi di adattamento.
Oggi, sulla strada sono prevalenti gli innumerevoli attraversamenti
anonimi, veloci scambi di sguardi che lasciano comunque solitudine da entrambe
le parti.
Nonostante un progresso negativo in questo senso, dovuto al moltiplicarsi
incessante di “nonluoghi” (vedi viadotti e superstrade), sono qui rimaste
le tracce del passato che a qualche anima errante stimolano emozioni ed
una spinta a tramare relazioni per pensare e tentare di dare forma ad un
domani migliore.
I materiali stessi, ma anche il modo con cui sono usati per realizzare
costrutti, possono ‘cantare o urlare’ tra loro. Un selciato in pietra che
tocca un muro in sasso oppure confina con un prato o un campo coltivato
non sono la stessa cosa dell’ asfalto quando si unisce ad un selciato in
pietra sgretolandosi,o ad un incolto crepando, o quando sformato tocca
uno scolatoio delle acque piovane in cemento armato.
Piuttosto che dalla presenza di viadotti, dalla presenza di illuminazione
potente, dalla larghezza delle carreggiate e dalla loro rettilinearità,
dalla quantità di recinzioni è da piccole scelte, come dalla
larghezza di un marciapiede, dalla lucentezza del bianco delle strisce
pedonali, dallo stato della segnaletica, dalla cura delle rifiniture dell’
arredo urbano e dei selciati, dalla presenza di piste ciclabili e di aiuole
verdi, che possono rinascere i territori.
Opportunità
Ritengo che maggiore sorveglianza sulle strade da parte delle forze
di polizia, non guasti, ma non sarebbe che un palliativo o una semplice
cura sintomatica che non cura affatto.
La vita deve riappropriarsi della strada, devono rinascere quelle relazioni
orizzontali che esistevano o per lo meno devono essere maggiormente favorite
e meno inibite dal rumore, dalla tensione e dalla mancanza di spazio.
Già da tempo, in diversi paesi come l’Olanda, il Belgio, l’Austria,
l’Inghilterra, vi sono migliaia di esempi di zone realizzate secondo il
modello Woonerf o “Strada Viva”.
Si tratta di correzioni architettoniche da apportare alla strada per
limitare la velocità del traffico motorizzato e rendere così
più sicuro l’attraversamento e piacevole la sosta nei suoi lati.
Ovviamente saranno opportunamente segnalate da limiti di velocità
(Max 30 Km/h) e disposte gradualmente facendo percepire ai conducenti il
cambiamento di stato che devono assumere nella guida.
Ad esempio si potrebbe annullare il dislivello dell’esiguo marciapiede
esistente e restringere la carreggiata con fioriere in sasso o alberi piantati,
creando una sorta di collo di bottiglia sia in entrata che in uscita dal
paese. Sempre in ciottoli o lastre in pietra creare una piattaforma leggermente
rialzata con i lati inclinati per ogni attraversamento pedonale segnalato.
Gli spazi per parcheggio ai lati di questo tratto dovrebbero essere limitati
al minimo ed essere delimitati da fioriere, muretti in sasso, da un differente
tipo o colore di selciato o tipo lastre forate che lasciano crescere l’erba.
Oltre ai suddetti effetti che questo intervento apporterebbe, se progettato
ed eseguito in maniera condivisa e partecipata con gli abitanti, le associazioni
del posto, gli esperti, l’ amm.ne comunale e altri enti come ANAS ed eventualmente
altre associazioni come il WWF, inietterebbe una forte carica emotiva e
cognitiva legante nella comunità, inoltre avrebbe un futuro effetto
di contaminazione alle altre due realtà, sotto molti aspetti simili,
di Portico e S. Benedetto. Queste annotazioni, valgono forse ancor di più
per S. Benedetto, che proprio lungo la statale trasmette una immagine di
trascuratezza.
Un tale intervento partecipato potrebbe far scaturire nuove energie
e proposte, magari disponendo maggiormente la località alla ospitalità
quindi ad attività economiche “sostenibili” come camere in affitto,
bed & breakfast, piccolo campeggio (anche municipale), mini-area camper.
Oltre a quelle legate all’ ospitalità si offrirebbero potenzialità
innovative come la ristrutturazione di edifici rurali abbandonati, penso
alla Bastia, dove si potrebbero sperimentare “eco-villaggi” dove i residenti
vivono tutto l’anno e si dedicano ad attività come l’agricoltura
biologica e la ”permacoltura”, artigianato, ed a modalità nuove
come il telelavoro.
Tutto ciò darebbe una certa autonomia alle comunità della
montagna, diminuendo la loro dipendenza dai centri più grossi potenziando
le risorse locali, soprattutto i beni di prima necessità come quelli
alimentari e farebbe crescere la sua offerta di prodotti tipici locali
verso l’esterno.
Dobbiamo scegliere se proseguire ancora sulla “strada” della insostenibilità,
anche se mascherata da “sviluppo sostenibile” con qualche accorgimento
eco-compatibile, oppure adottando, a partire da noi stessi, nuovi e plurimi
stili di vita capaci di futuro; stili leggeri capaci di garantire
anche ai nostri figli e nipoti un certo livello di benessere (riferito
al soddisfacimento di bisogni materiali e immateriali, ovvero all’ avere,
all’ essere e al fare).
Stili leggeri capaci di condividere le enormi risorse di cui disponiamo
anche con le popolazioni che tuttora vengono saccheggiate al mero scopo
di mantenere i nostri consumi.
Alessandro Mengozzi
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