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Oggetto: Strada SS67 della Val Montone in Romagna
Data: Sun, 24 Sep 2000 23:14:54 +0200
Da: "Alex Mengozzi" <amengozzi@technet.it>
A: <A.Y.Merkus@iol.it>
CC: "Webstrade" <digiampietro@iol.it>
Alex Mengozzi, ambientalista di Forlì, scrive ad Annette Merkus confrontando le immagini e la cultura delle strade olandesi con i  problemi di una strada dell'Appennino romagnolo.
Le deformazioni del concetto di sostenibilità.

La Strada Statale 67 è una meta su scala regionale per i motociclisti amatoriali, che già da diversi anni la frequentano assiduamente, dandosi ritrovo
al Passo del Muraglione, e spesso gareggiano (a cronometro con la tecnica dello "scontrino") quasi interpretandola come un circuito sportivo.
In realtà, su questa strada, la moderazione del traffico, una riprogettazione sensibile all'ambiente, il rispetto della mobilità non meccanizzata, potrebbero recuperare la strada agli abitanti, e al traffico fluidità e sicurezza. 



 
Gentilissima Annette Merkus
ho letto il suo articolo su Webstrade e visto che un paio di anni fa con moglie e figlie (2) sono stato nel suo paese (da Amsterdam a Assen passando per Edam, Hoorn, Enkuizen, Hindeloppen, Sneek, Schiermonnikoeg, Groningen - tutta in bici con la tenda - 300Km) mi è venuta molta nostalgia vedendo le immagini esposte. Sarà scontato ma non viene ricordato spesso l'ottimo lavoro che si è fatto in Olanda e il disastro che si è compiuto qui in Italia.
Non le ho scritto solo per fare i miei elogi al suo paese ma anche per
esporle una proposta che ho inoltrato ad alcuni attori della società locale dell' alto appennino romagnolo dove mi sono trovato quest' estate a passare le ferie. In questi casi è impossibile differenziare le funzioni dal momento che ci troviamo di fronte una struttura urbanistica premoderna. Non credo che sosterrà la posizione dei nostri amministratori locali di potenziare le infrastrutture per attraversare più velocemente il crinale appeninico approvando la costruzione di una superstrada che necessita in tali contesti montani di gallerie, viadotti, svincoli sopraelevati (secondo me una galleria degli orrori), ecc... Nonostante si sia riusciti a fermarla a Rocca S.Casciano i nostri politici (il centro-sinistra al potere ma anche il centro-destra) sicuramente anche favoriti dal consenso della maggioranza della popolazione locale, ripropongono ad ogni campagna ed occasione propagandistica i soliti vecchi temi dello sviluppo materiale, quindi l'asse  Ravenna - Forlì - Firenze - Livorno.

Note di lettura per l' allegato
"VianDante" è il nome di una campagna di promozione turistica finanziata dal programma Leader II della UE.
Se volesse dare un' occhiata più in dettaglio alle zone in questione posso fornirle le carte, 1:5000.
Cordiali saluti e grazie per l'attenzione.

Alessandro Mengozzi
via C. Porzi, 4 - 47100 Forlì
amengozzi@technet.it
sono studente in Scienze Politiche ad indirizzo sociologico dell' Un.di
Bologna sede distaccata di Forlì e collaboro da 3 anni con il WWF sezione di Forlì, v.Sara Levi Nathan, 7, 47100 Forlì, wwfforli@libero.it


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Considerazioni sul traffico stradale di transito sulla ss67 attraverso gli abitati di Portico, Bocconi e S. Benedetto

Le componenti principali del paesaggio della periferia urbana odierna (autostrade a quattro corsie, centri commerciali, grandi complessi immobiliari) condannano piuttosto l’ individuo alla solitudine e all’ anonimato proprio nella misura in cui questo “paesaggio” si squalifica, perduto tra un passato senza traccia e un futuro senza forma.
Marc Augè “Disneyland ed altri nonluoghi”

Un punto di vista da “VianDante”.

Nelle calde giornate a cavallo di ferragosto mi trovavo con la mia famiglia a  S. Benedetto come ospite per un breve periodo di riposo e dalla piacevole conversazione con alcuni amici in un locale del posto sono emerse alcune osservazioni sulla questione “motociclisti”, che mi hanno spinto ad analizzare le caratteristiche spaziali di queste località.

I paesi si caratterizzano, come è noto, (Portico solo parzialmente) da una struttura urbanistica imperniata sulla strada statale 67, che attraversandoli ne costituisce l’asse principale della mobilità e della vita sociale.

E’ abituale vedere persone sedute davanti alle loro case che conversano oppure oziano osservando il passaggio, soprattutto motorizzato, della statale.
Quasi tutti i “bar” e le botteghe e la maggior parte delle attività artigianali e turistiche si trovano sulla statale.
I giardini pubblici, la scuola elementare di Portico e l’area ricreativa di Bocconi hanno accesso dalla Statale.

Molte persone provano un senso di insofferenza causato dal rumore e dalla velocità dei mezzi; è stata infatti recentemente deliberata dal Consiglio Comunale di Portico – S. Benedetto  una richiesta alla Prefettura di interventi finalizzati al controllo del  traffico motociclistico. Vi è altresì un certo impatto da inquinamento da gas di scarico e acustico sugli abitanti che sostano o abitano a ridosso della strada.

Tutti i paesi hanno mantenuto ben conservate le strade in pietra del tessuto storico; esse costituiscono un insieme di  luoghi ancora  legati tra loro, si tratta di luoghi belli, dove è possibile provare piacere solo per il fatto di esserci, dove si possono scorgere i segni del passato e dove la convivialità e la conversazione, le relazioni umane vengono favorite. Questo tessuto, che in altri contesti come la pianura è stato quasi sempre lacerato dalle forme espressive quantitative dello sviluppo insostenibile , qui è rimasto intatto, nonostante una grossa perdita di residenti stabili e la ridotta intensità delle relazioni sociali nel periodo invernale.
E’ la strada, o meglio, è il transito stradale, che sviluppandosi con mezzi sempre più potenti, incurante dei suoi effetti, e mosso esclusivamente dal mito della velocità, ha l’ impatto maggiore sull’ ambiente e sulla vita di questi paesi.
 

Bocconi
Punti di forza per un cambiamento migliorativo.
- Il fatto che la strada non sia rettilinea ma a “doppia S”; da un lato stimola qualche motociclista alla destrezza sportiva, dall’altro potrebbe rivelarsi anche un sistema naturale per indurre i conducenti a ridurre la velocità.
- Lato sinistro del paese verso il fiume. Le vie interne ancora in pietra e i luoghi che collegano sono di straordinaria bellezza (vie, borgo, botteghe, torre, ponte, cascata, sentieri e mulattiere, fiume, mulino, Bastia, boschi e castagneti), ad essi si possono aggiungere il tranquillo parcheggio e il giardino con tavoli, panchine e i soliti giochi per bambini, dove si possono trovare begli esemplari di alberi. E’ il lato dell’intimità famigliare, del riposo, del contatto con la natura.
- Lato destro verso la montagna. Qui si sviluppa il grosso della vita sociale.  Pensiamo quindi al lavoro, alle attività sociali e religiose, agli scambi, ecc… A lato della statale troviamo il parcheggio dello spazio ricreativo, lo spazio stesso che è utilizzato per feste paesane, la chiesa e le salette parrocchiali, il bar-ristorante. Inoltre vi sono altri giardini e l'ex-scuola.
Punti deboli.
Sebbene le relazioni si differenzino in queste due aree in maniera equilibrata, quasi a riprodurre il modello drammaturgico (ribalta e retroscena), la strada, che fungeva da confine e contemporaneamente da ponte tra i due ambiti, ha perso con la modernizzazione i suoi connotati originari ed è diventata minaccia fisica, emotiva e simbolica. Era attraversamento orizzontale per le relazioni che avvenivano allo stesso tempo in quel luogo, mentre era attraversamento verticale per altre relazioni in tempi diversi e in luoghi distanti. Da questo intreccio nascevano nuove relazioni ed input per lenti processi di adattamento. 
Oggi, sulla strada sono prevalenti gli innumerevoli attraversamenti anonimi, veloci scambi di sguardi che lasciano comunque solitudine da entrambe le parti.
Nonostante un progresso negativo in questo senso, dovuto al moltiplicarsi incessante di “nonluoghi” (vedi viadotti e superstrade), sono qui rimaste le tracce del passato che a qualche anima errante stimolano emozioni ed una spinta a tramare relazioni per pensare e tentare di dare forma ad un domani migliore.

I materiali stessi, ma anche il modo con cui sono usati per realizzare costrutti, possono ‘cantare o urlare’ tra loro. Un selciato in pietra che tocca un muro in sasso oppure confina con un prato o un campo coltivato non sono la stessa cosa dell’ asfalto quando si unisce ad un selciato in pietra sgretolandosi,o ad un incolto crepando, o quando sformato tocca uno scolatoio delle acque piovane in cemento armato. 
Piuttosto che dalla presenza di viadotti, dalla presenza di illuminazione potente, dalla larghezza delle carreggiate e dalla loro rettilinearità, dalla quantità di recinzioni è da piccole scelte, come dalla larghezza di un marciapiede, dalla lucentezza del bianco delle strisce pedonali, dallo stato della segnaletica, dalla cura delle rifiniture dell’ arredo urbano e dei selciati, dalla presenza di piste ciclabili e di aiuole verdi, che possono rinascere i territori.

Opportunità
Ritengo che maggiore sorveglianza sulle strade da parte delle forze di polizia, non guasti, ma non sarebbe che un palliativo o una semplice cura sintomatica che non cura affatto.
La vita deve riappropriarsi della strada, devono rinascere quelle relazioni orizzontali che esistevano o per lo meno devono essere maggiormente favorite e meno inibite dal rumore, dalla tensione e dalla mancanza di spazio.
Già da tempo, in diversi paesi come l’Olanda, il Belgio, l’Austria, l’Inghilterra, vi sono migliaia di esempi di zone realizzate secondo il modello Woonerf o “Strada Viva”.
Si tratta di correzioni architettoniche da apportare alla strada per limitare la velocità del traffico motorizzato e rendere così più sicuro l’attraversamento e piacevole la sosta nei suoi lati.
Ovviamente saranno opportunamente segnalate da limiti di velocità (Max 30 Km/h) e disposte gradualmente facendo percepire ai conducenti il cambiamento di stato che devono assumere nella guida.
Ad esempio si potrebbe annullare il dislivello dell’esiguo marciapiede esistente e restringere la carreggiata con fioriere in sasso o alberi piantati, creando una sorta di collo di bottiglia sia in entrata che in uscita dal paese. Sempre in ciottoli o lastre in pietra creare una piattaforma leggermente rialzata con i lati inclinati per ogni attraversamento pedonale segnalato. Gli spazi per parcheggio ai lati di questo tratto dovrebbero essere limitati al minimo ed essere delimitati da fioriere, muretti in sasso, da un differente tipo o colore di selciato o tipo lastre forate che lasciano crescere l’erba.
Oltre ai suddetti effetti che questo intervento apporterebbe, se progettato ed eseguito in maniera condivisa e partecipata con gli abitanti, le associazioni del posto, gli esperti, l’ amm.ne comunale e altri enti come ANAS ed eventualmente altre associazioni come il WWF, inietterebbe una forte carica emotiva e cognitiva legante nella comunità, inoltre avrebbe un futuro effetto di contaminazione alle altre due realtà, sotto molti aspetti simili, di Portico e S. Benedetto. Queste annotazioni, valgono forse ancor di più per S. Benedetto, che proprio lungo la statale trasmette una immagine di trascuratezza. 

Un tale intervento partecipato potrebbe far scaturire nuove energie e proposte, magari disponendo maggiormente la località alla ospitalità quindi ad attività economiche “sostenibili” come camere in affitto, bed & breakfast, piccolo campeggio (anche municipale), mini-area camper. Oltre a quelle legate all’ ospitalità si offrirebbero potenzialità innovative come la ristrutturazione di edifici rurali abbandonati, penso alla Bastia, dove si potrebbero sperimentare “eco-villaggi” dove i residenti vivono tutto l’anno e si dedicano ad attività come l’agricoltura biologica e la ”permacoltura”, artigianato, ed a modalità nuove come il telelavoro. 
Tutto ciò darebbe una certa autonomia alle comunità della montagna, diminuendo la loro dipendenza dai centri più grossi potenziando le risorse locali, soprattutto i beni di prima necessità come quelli alimentari e farebbe crescere la sua offerta di prodotti tipici locali verso l’esterno.

Dobbiamo scegliere se proseguire ancora sulla “strada” della insostenibilità, anche se mascherata da “sviluppo sostenibile” con qualche accorgimento eco-compatibile, oppure adottando, a partire da noi stessi, nuovi e plurimi stili di vita capaci di futuro;  stili leggeri  capaci di garantire anche ai nostri figli e nipoti un certo livello di benessere (riferito al soddisfacimento di bisogni materiali e immateriali, ovvero all’ avere, all’ essere e al fare).
Stili leggeri capaci di condividere le enormi risorse di cui disponiamo anche con le popolazioni che tuttora vengono saccheggiate al mero scopo di mantenere i nostri consumi.

Alessandro Mengozzi
 

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